“Seppellite il mio cuore a Wounded Knee”, di Dee Brown

🔴 Recensione 🔴

Leggere, e recensire, questo libro lascia un senso di desolazione e rassegnazione.

Ricordo da bambino (fa molto boomer, lo so) quando guardavo “Furia, cavallo del west”. All’epoca mi piacevano l’avventura, gli spari, i duelli con le pistole e gli assalti alle diligenze. Invariabilmente vincevano i cowboy contro quelle accozzaglie di indiani che ululavano ma alla fine perdevano sempre.

Ecco, noi la storia l’abbiamo sempre sentita raccontare dai vincitori.

In questo libro no: sentiamo invece l’altra campana, quella di chi ha perso. 

Gli indiani d’America hanno perso tutto: le loro terre, il loro bestiame, molti la vita stessa. E tutti hanno perso le tradizioni, e la libertà, essendo costretti a vivere nelle riserve, flagellati da malattie prima sconosciute (tra cui l’alcolismo).

Le diverse tribù indiane dominavano terreni sconfinati: essendo meno di mezzo milione in totale, c’era davvero spazio per ognuno. Cacciavano bisonti, coltivavano i loro orti, allevavano cavalli. Finché l’uomo bianco non ha voluto tutto, conquistando fazzoletto di terra dopo fazzoletto, costruendo strade e ferrovie per i pionieri, depredando, truffando e rubando tutto a chi, per secoli, era a casa propria. 

(Ricorda niente?)

Dee Brown ha raccolto le testimonianze degli indiani in modo diretto e indiretto, tramite i verbali delle inchieste e dei processi. Ha poi diviso le testimonianze per tribù e per ordine di massacro (la faccio breve), fino allo sterminio di 3.700.000 bisonti per sconfiggere gli indiani per fame

(Ricorda niente?)

Sono stati imprigionati in riserve dalle quali era loro proibito uscire, sono stati affamati, derisi e truffati. I loro interessi, tradizioni e speranze sono stati calpestati, e buona parte di loro, compresi donne e bambini, sono stati uccisi come nemmeno i cani randagi. Nessun rispetto è stato loro tributato, nessuna pietà, e i loro occhi non hanno più avuto alcuna speranza, arrendendosi a chi aveva armi più efficaci, volontà e determinazione più forti.

Il libro è una preziosa testimonianza delle voci dei perdenti, e ci fa vivere gli ultimi tentativi di resistenza da parte di un popolo destinato a perdere, di fronte a forze troppo grandi per lui.

È un libro molto triste, e non guarderò più i cowboy con gli stessi occhi di prima.

Voto: 4,3/5

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Gestire la classe nella pratica didattica

Questa settimana inizierà la scuola, e io provo a studiare il più possibile per non farmi trovare come il ragazzo che, non sapendo nuotare, viene buttato nel lago. “Imparerà”. Prevenire è meglio che affogare, dai.

Così ho avuto la fortuna di imbattermi in “Gestire la classe nella pratica didattica”, di Luigi d’Alonzo (Giunti).

Il libro è strutturato ottimamente in argomenti, e sottosezioni, ognuna con esempi pratici (sia positivi che negativi) e con test di autovalutazione. “Come reagiresti nel caso in cui l’alunno si comportasse così?” Oppure “Nell’esempio citato secondo te l’atteggiamento del docente è stato adeguato oppure no? In cosa si poteva fare di meglio?”

Questo è poi applicato nei più disparati ambiti didattici, dal rapporto personale con gli alunni alla gestione dei “momenti difficili”, dall’efficacia delle proposte didattiche all’utilizzo migliore della prossemica e della gestualità per coinvolgere (e sedare, se del caso) gli alunni in classe.

Un libro che, da novizio, ho trovato molto prezioso, con una grande quantità di suggerimenti pratici, fruibili e che permettono di orientarsi tra i mille dubbi che un neofita si trova ad affrontare. Alla fine del testo vengono affrontate anche le diverse casistiche relative ai Bisogni Educativi Speciali, anche qui con suggerimenti didattici e comportamentali veramente impagabili. Certo, sono consapevole che si tratta di un’infarinatura rispetto all’esperienza, ma devo dire che per chi come me è all’inizio credo sia il migliore supporto trovato finora. Consigliatissimo.

Voto: 5/5.

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Che l’inizio dell’anno scolastico sia il migliore per tutti voi!

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Eccoci con la lista degli acquisti di questo fine mese, per divertirsi e prepararsi a ciò che avverrà.

Due libri per la #scuola:

“Gestire i comportamenti problematici nella pratica didattica” di Luigi D’Alonzo (Giunti): sto leggendone un altro dello stesso autore e devo dire che mi piace molto, confido che anche questo testo possa darmi suggerimenti indispensabili. https://amzn.eu/d/9LqzqwO

“101 idee per la didattica ludica” di Carlo Carzan e Sonia Scalco (Erickson). Siccome ricordo bene la noia che mi attanagliava in classe, spero di riuscire a debellarla con almeno qualcuno dei suggerimenti contenuti in questo testo. https://amzn.eu/d/49Pw7xd

Due libri di intrattenimento:

“Temporali e tornado” AA.VV. (AlphaTest) Vabbè questa è una malattia mia, è una passione che mi porto dietro da tanti anni. È un “manualone” per appassionati, ricordo che una volta chiesi a mia moglie se avrei potuto portarmi un quaderno per gli esercizi di fisica dell’atmosfera (mi disse di no). Vi saprò dire. https://amzn.eu/d/9M4E0rZ

“Fottuta campagna” di Arianna Porcelli Safonov (Fazi). Lei mi fa impazzire, è una comica di notevole spessore, questo è il primo dei suoi due libri, spero prima o poi di riuscire a vederla dal vivo. https://amzn.eu/d/ewFUp2O

Buone letture a tutti!

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Sostegno in pratica

Sostegno in pratica

Mentre scivola via l’estate, io provo ad approfondire alcune tematiche che, in teoria, da settembre in poi potrebbero coinvolgermi in modo intenso. Provo dunque a studiare il mondo del sostegno partendo dalle basi, e in questo senso il libro “Sostegno in pratica” di Annamaria Giarolo (Erickson) può essere un buon aiuto.

Ci sono diverse tematiche affrontate, da come impostare il lavoro a come studiare il singolo caso (anche se l’insegnante di sostegno è “di classe” e non, secondo l’autrice, “di alunno”) ma soprattutto indica molte strategie di inclusione. Leggendo questo libro mi sono reso conto di come un discreto ostacolo (almeno stando al testo) possano essere “gli altri insegnanti”, soprattutto quelli che considerano l’alunno con difficoltà un caso senza speranza e relegano in automatico questa povera anima in “auletta sostegno” a tempo indeterminato. Invece lo sforzo, faticoso, non privo di ostacoli, ma indicativo del proprio ruolo in classe, dovrebbe essere quello di coordinare l’impegno di insegnanti e alunni, tutti insieme, nel cercare di far sentire l’alunno in difficoltà parte integrante del gruppo-classe. Con gruppi di studio, lavori di gruppo, ma anche momenti di riposo “comunitario” e di divertimento. Una cosa che mi è piaciuta è stata la focalizzazione del lavoro non tanto al raggiungimento di “obiettivi di programma” ma a quello di “formare il più possibile la persona”, cosa radicalmente diversa sia come approccio che come metodologia.

Un libro interessante, anche se forse “poco pratico”, nonostante il titolo, perché è vero che dà indicazioni di merito e di metodo, ma dal titolo mi sarei aspettato qualcosa di più tecnico e direttamente applicabile, invece di dichiarazioni d’intenti lodevoli ma un po’ distaccate dalla realtà del quotidiano.

Comunque per un’infarinatura generale può andar bene, ma deve essere accompagnato anche da altro.

Link per l’acquisto: https://amzn.eu/d/9qCXHIx

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Il sostegno è un caos calmo

Mentre la famiglia si diverte sugli scivoli (e io sono terrorizzato dall’idea di “scivolare” e spaccarmi qualcos’altro) mi sono letto “Il sostegno è un caos calmo”, di Carlo Scataglini (Erickson).

È un testo a metà tra la saggistica e la narrativa, e l’ho preso perché voglio capire di più questo mondo della scuola, in particolare quello a me sconosciuto del sostegno. Ai miei tempi manco esisteva.

Il libro è una raccolta di racconti di vita vera, di racconti di fiction (pochi) e di riflessioni da parte di un professore che ha fatto de sostegno non solo il suo lavoro, ma la sua passione.

I “casi veri” sono i più toccanti e commoventi: disabili più o meno gravi, con sindrome di Down, spese al supermarket, cartelloni e giochi collettivi dipingono una scuola dinamica e piena di speranza, soprattutto grazie ai compagni di classe dei ragazzi, e a qualche insegnante “illuminato”.

I racconti di fiction aiutano il lettore a “entrare nella mente” di un ragazzo con difficoltà, facendolo diventare un eroe sui generis, molto simpatico e accattivante.

La parte di riflessioni ricade nel grande filone intitolato “Tutto ciò che penso di un determinato argomento”, in cui l’autore inserisce (a volte in modo ridondante) determinati pensieri e direttive “da sogno” sul mondo del sostegno che lui stesso desidererebbe. Vabbè, ma è una parte minore, sopportabilissima.

Consigliato per chi vuole iniziare a conoscere questo mondo in modo soft.

Voto: 4,5:5